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🌳 Il mio gelso imperfetto: un custode silenzioso di storia e stagioni

  • Immagine del redattore: ilglicine
    ilglicine
  • 14 giu
  • Tempo di lettura: 3 min
albero di gelso


In un angolo del mio giardino c’è un gelso che ha una storia tutta speciale: lo ha piantato mio papà, circa 40 anni fa.

Quel gesto semplice, mettere a dimora un albero, oggi ha un valore enorme per me, perché mio papà ci ha lasciati lo scorso anno.

Questo gelso non è solo una pianta che cresce e resiste: è un ricordo vivo, una presenza silenziosa che continua a parlare di lui, del suo amore per la terra e della sua capacità di lasciare qualcosa di duraturo. Ogni volta che lo guardo, sento un filo invisibile che ci lega ancora, come se lui fosse lì, a vegliare su quel pezzetto di giardino e di vita.

È un gelso, un Morus, e non è perfetto. Anzi, porta addosso ogni segno del tempo, del vento, delle stagioni che non hanno avuto pietà. Ma proprio per questo è vivo, autentico. E io lo amo profondamente.



È un albero che ha fatto quasi tutto da solo. Non è stato seguito con costanza, né coccolato con trattamenti speciali, ma ogni tanto, nel tempo, ha ricevuto una potatura leggera, giusto per aiutarlo a respirare meglio. Per il resto, ha messo radici senza chiedere nulla, affrontando le stagioni come venivano, adattandosi al sole, al vento, al silenzio.

Ha il tronco storto, qualche ramo segnato dagli anni, cicatrici nella corteccia che parlano di grandinate, estati secche, e inverni più lunghi del previsto. Ma ognuna racconta una storia. E forse è proprio questa sua imperfezione dignitosa a renderlo speciale.. non cerca di essere bello, lo è. A modo suo, con tutto quello che ha vissuto.

E in quel suo modo tutto suo di esserci, insegna più di tante parole..




Ogni volta che lo guardo penso a quante volte avrà rischiato di essere tagliato, ignorato, dimenticato. E invece è rimasto. Ha resistito, silenziosamente, senza fare rumore, senza chiedere di essere notato. Come tante cose importanti della vita, che non fanno scena ma durano.

Mi piace pensare che, in fondo, sia un po’ come certe persone: quelle che non hanno avuto aiuti, che hanno dovuto imparare tutto da sole, che hanno piegato la schiena ma non hanno mai perso la dignità. Il mio gelso è così. È un maestro silenzioso di forza e pazienza.



Quando arriva la primavera, lo vedo rifiorire. Nonostante tutto. Le sue foglie grandi si allargano come mani che tornano a stringere il sole. E io penso che non c’è bellezza più grande di quella che continua a esistere anche quando nessuno se ne prende cura. È una lezione che tengo cara.





In un giardino si possono piantare mille cose, ma alcune ti vengono donate senza che tu le scelga. Il mio gelso è così: una presenza antica, imperfetta e silenziosa, che ha attraversato il tempo senza pretendere nulla. È cresciuto con dignità, a volte storto, a volte stanco, ma sempre presente.

Non sarà perfetto, non sarà spettacolare. Ma ogni volta che lo guardo, mi ricorda che la forza non fa rumore, che la bellezza vera è quella che resiste, e che anche ciò che non curiamo con costanza può, a suo modo, prendersi cura di noi.

E forse, in fondo, il mio gelso non è solo un albero. È un pezzetto di memoria viva, un maestro verde che insegna la lezione più semplice di tutte: rimanere, crescere, e continuare a esserci. Anche quando nessuno guarda. 💚



Ti va di raccontarmi di un albero o di una pianta speciale che vive nel tuo giardino o nella tua vita?

Condividi la tua storia nei commenti: ogni pianta ha un’anima e ogni storia merita di essere ascoltata. 🌿✨

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